martedì 8 giugno 2010

The Windbreaker

Sulle note dei Diamond Head, band che ho scoperto da poco ma che esiste da 30 anni, mi ritrovo a pensare che tra lavoro e svago sto al computer quasi 10 ore al giorno. Forse è un po' tanto, nonostante sia convinta di utilizzare questo tempo in modo proficuo, a livello professionale e personale. Però sta di fatto che ormai sono google-dipendente. Sono una "cercatrice" professionista, non faccio in tempo a farmi venire un dubbio, che compulsivamente devo scioglierlo su google altrimenti ho seri sintomi d'astinenza. Comunque. Only ten days to go for Sonisphere,perciò, considerato che le condizioni atmosferiche possono variare tra la pioggia torrenziale e l'arsura desertica, nello striminzito zaino che intendo portare (non so come farò, io che tendo sempre a trascinarmi dietro la casa!) ci dovranno essere, tra l'altro, una crema solare fattore 100+ e un K-way. Ora, pare che questo indumento sia passato di moda. Se entri in un negozio d'abbigliamento e chiedi se per caso hanno i k-way ti guardano come se provenissi da Marte, o da un lontano paese fermo agli anni '70. In effetti il k-way che pensavo di portare giace inutilizzato nell'armadio da anni, ed è lo stesso di una foto fatta sul Colorado boat a Gardaland nell'89. Potrei farlo passare per un pezzo vintage, e indossarlo fregandomene beatamente della moda. Ma il punto è che adesso la giacca impermeabile in tessuto tecnico, atta a proteggere dalle intemperie, si chiama WINDBREAKER. E costa non meno di 50 euro. Alla faccia! Io che pensavo di cavarmela con 15 euro, 30.000 delle vecchie lire.
Insomma, mi sono recata in un punto vendita di una nota catena di abbigliamento alle 18.45, il tempo di uscire dal lavoro, prendere la macchina, fare la spesa pane-latte-carne, raggiungere il negozio. Entro, e quando chiedo alla commessa, che già è nervosa di suo, se per caso hanno i k-way; lei mi risponde perplessa con un tono vagamente canzonatorio: "K-way? Intende i windbreaker?" -wind-che?- quel termine mi fa pensare a una vecchia canzone metal autoreferenziale, non so perchè. "Si, un...windbreaker, insomma un giubbotto antipioggia, ma sottile, di nylon...che si possa ripiegare, lo devo tenere in uno zaino" abbozzo io. "Le faccio vedere quello che abbiamo".E così dicendo veleggia verso decine di grucce contenenti una serie di giacche sberluccicanti che sono sì in tessuto sottile, ma un po' troppo sofisticate per le mie esigenze..."Quanto costano?" "Vanno dai 45 ai 60 euro" Risponde lei come fosse la cosa più normale del mondo. "Ah...posso provarne qualcuno?" "Prego". Ne indosso uno nero, taglia 44. Mi stringe. "Potrebbe prendermi una 46 per favore?" Chiedo io. "Guardi che la 44 le va bene, devono vestire aderenti" Ribatte lei, guardando l'orologio senza preoccuparsi di farsi notare. "Posso provare lo stesso una 46?" "Ok, gliela vado a prendere in magazzino. Sempre nera?" "Si grazie". Dopo qualche minuto torna dal magazzino, che poi era una stanza sul retro, e mi porge la 46. Larga. "Mi riprovo un attimo la 44" le dico, sotto il suo sguardo ormai platealmente spazientito. Mi sfilo rapidamente il giubbotto che non ho la minima intenzione di comprare e mi rimetto la 44. Che ora non solo è stretta, ma ha anche la cerniera ingrippata a sto giro e come se non bastasse noto anche dei fili che sporgono. Saranno residui della cucitura. Li tiro e non escono. La giacca è cucita in modo piuttosto grossolano. E costa 50 euro. Le vecchie 100 carte, i 100 biglietti da mille, erano una cifra enorme solo 9 anni fa! "Mi spiace...ci penso ed eventualmente ripasso". sbotto io, facendo per uscire. Quella ridacchia guardando l'orologio quasi fosse un tic nervoso. Ed è lì che esploderei volentieri in un'invettiva stile Michael Douglas in "Un giorno di Ordinaria follia". Se non fossi stranamente dotata di sanità mentale (anche se c'è chi non è disposta a giurarlo)le urlerei, con gli occhi fuori dalle orbite :"Guarda cara, non ce l'ho con te, lo so che ti pagano 900 euro al mese, lo so che le tecniche di vendita le decide il top-management della tua azienda, però cristo, guarda che quella giacca ha un prezzo esagerato per il suo valore, e chiamarla spaccavento non ti fa sembrare più figa agli occhi del mondo (e, con gesto repentino, getto a terra l'intero campionario di vinyilwear made in bangladesh). Io qui c'ho comprato una marea di volte, ma tu manco le guardi le clienti, guardi solo l'orologio per andartene a casa, e ti capisco, anch'io farei così. Però anche se non fossi mai stata qui, tu non hai il diritto di guardarmi male solo perchè non compro una cosa che non mi piace, che costa quanto un'intera mattina di straordinario pre-festivo con il sole fuori, quando io volevo solo uno stupidissimo k-way da 10 euro, ma un filino trendy, diciamo un po' sciancrato sui fianchi. Insomma che non mi faccia sembrare un sacco del rudo. E che abbia il cappuccio magari, che sennò come mi riparo la testa? Tutto qua.", Ovviamente non è previsto un seguito al film di Joel Schumacher, men che meno girato a Parma e con me come protagonista. Quindi abbozzo, esco e ripiego in un ipermercato, quelli dove trovi veramente di tutto, anche i vermi per andare a pescare. "In questa stagione non ci sono k-way" risponde l'addetta all'ufficio informazioni dell'ipermercato in questione alla mia preventiva richiesta. "Provi al tal negozio" (Che per inciso era quello dov'ero appena stata). Domani tenterò al mercato settimanale, se non dovessi trovarlo nemmeno lì, spero vivamente che non piova;)

1 commento:

  1. se ti può consolare, a me piace il vintage e un bel k way riesumato dagli anni 80 me lo metterei pure, possibilmente di un bel colore acceso tipo rosso o giallo. terrei quello dell'89. ;)

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