sabato 14 settembre 2013

Primo post da laureata

Ebbene si, come si evince dal titolo del post vi comunico che dal 9 luglio 2013 sono laureata! Non ho più scritto per una miriade di motivi, che non sto qui ad elencarvi, perché di una banalità sconcertante.
Il Pik sta bene ed ora, con mia grande malinconia, non è qui con me, ma è temporaneamente con suo padre il Turista. Che ora è un po' meno turista, ma è di stanza da un'altra parte. Anyway. Vi starete certamente chiedendo come sta N., lo pseudoragazzo che ho pseudofrequentato per il travagliatissimo periodo della mia tesi. Sta che purtroppo io continuo a conoscerlo poco, un 10% diciamo. Sta che mi prende in giro e non mi vuole. Sta che farò un post ad hoc quando mi sarà passata la rabbia, la delusione e il risentimento al riguardo. Non credo mi passerà presto, perché non necessariamente chiodo scaccia chiodo, ma a volte chiodo si aggiunge a chiodo e non scaccia un bel nulla.
Oggi, però, il mio risentimento lo vorrei indirizzare altrove.
Ogni post è buono per ricordare al mondo che ho lavorato 20 mesi in banca, e trascorso questo tempo alla totale mercé della sorte, Banca lasciò 100 meno 1 persone a casa. Per me è stata una ferita mai rimarginata, perché io speravo in quel lavoro, nello stipendio e nei suoi fringe benefits, per la verità più mitologici che reali.
Pazienza, in fondo in epoca precaria tutto ciò è la prassi, non v'è niente di nuovo sotto il sole, bisogna imparare ad anestetizzare le speranze e a rivolgere lo sguardo alla realtà e non al bel tempo che fu, nel quale ambire a un posto di lavoro in linea con gli studi era una aspirazione legittima. Bisogna capire che non è vero che chi è dentro e dentro e che chi è fuori e fuori, in realtà sei tu che non ti sforzi abbastanza di essere flessibile, business oriented, incline a prevedere gli umori e i malumori del mercato. Come promesso alla mitica blogger Marta, il cui blog megliochoosy.blogspot.it racconta le sue tragicomiche vicende di "disoccuprecaria", mi appresto ora a descrivere i miei tragici (e neanche tanto comici) rimbalzi alle selezioni bancarie - quando ancora si tenevano selezioni bancarie di massa -  tentando di rendere il tutto un po' meno grigio, come in effetti fu.
Prima di cominciare con i rimbalzi però...comincerò con il racconto della selezione che ho effettivamente superato...quella che portò al lavoro,rigorosamente precario, s'intende.
Le preselezioni si svolgono all'università, ore 8.00. Mi alzo con una pioggia battente, tanto per gradire. Decido di partire con enorme anticipo, sia mai che mi tradisca l'aquaplaning nei 20 km di macchina che mi separano dal luogo in cui potrebbe decidersi il mio futuro. Arrivo in effetti con enorme anticipo, incontrando là altri tre o quattro candidati divorati come me dall'ansia-da-ritardo-al-colloquio, con i quali esordisco: "Siete qui per le selezioni della banca?" "Epercosacazzo?" è la non risposta che leggo nei loro occhi.
Si sa, l'agitazione fa dire bestialità atomiche. Si rimane quaranta minuti circa sotto l'acqua nel piazzale antistante la facoltà, posto che le porte verranno aperte solo dieci minuti prima dell'inizio delle preselezioni. Piano piano il numero dei candidati aumenta pericolosamente, ma la conversazione sotto gli ombrelli langue: tutti si è lì con la - malriposta - fiducia di mettere finalmente piede nell'olimpo del mondo bancario e godere del relativo status, vagheggiato come fonte di un presunto prestigio, e con la consapevolezza che solo pochi, alla fine, saranno scelti. Sarò mai una di loro?
Finalmente le porte si aprono, e la fiumana di candidati infreddoliti può finalmente riversarsi nella hall, dove seguirà un'altra attesa di un quarto d'ora abbondante ma stavolta almeno all'asciutto. Finalmente si spalancano anche le porte dell'aula e si può prendere posto tutti rigorosamente separati da un sedile ciascuno. La prova è gestita dalle facce arcigne dei selezionatori dell'agenzia. Ci vengono consegnati i fogli: batteria - che denominazione curiosa, mi viene naturale pensare ai polli in batteria, cioè noi lì allineati nell'aula ovale - di test logico-matematici, all'apparenza fattibili. Pronti, via. 30 minuti di religioso silenzio e concentrazione cosmica. Si consegna. Poche facce soddisfatte, alcune disorientate, le più sono imponderabili. Il risultato dell'eventuale ammissione al primo step - imparerò presto che i colloqui saranno sempre su più step: pensavi di essere esaminata una sola volta e magari subito presa? Non scherziamo! - si saprà dopo una settimana, via mail. E si comincia il conto dei giorni. Al centodecimo controllo della mail del settimo giorno finalmente il risultato tanto atteso arriva: "Buongiorno, siamo lieti di informarla che è stata ammessa al primo step del colloquio di selezione e bla bla bla. Si presenti all'hotel X il giorno Y". Dai! Il primo gradino, o meglio il primo pre-gradino è superato. Vai così. L'Hotel dove si tiene il primo step è lussoso. Fino ad allora conoscevo le sale congressi solo di nome. L'abito che ho scelto sembrerebbe adatto al ruolo di bancario, tailleur pantalone con sotto camicia sagomata dal taglio giovane, per sdrammatizzare un po' il tutto. C'è una candidata magra come un chiodo, e sotto la camicia scollata si contano le ossa dello sterno. C'è un ragazzo con lo sguardo serissimo e una ventiquattrore. Chissà poi cosa ci terrà dentro...Scopro che trattasi del colloquio di gruppo, o meglio della "dinamica di gruppo". Non importa tanto quello che i candidati dicono, importa come interagiscono... Mi meraviglio del numero limitato di candidati: possibile che siamo passati solo noi? Devo essere un mezzo genio e non me ne sono mai accorta...Certo che no! c'è stato un colloquio di gruppo anche ieri, ce ne sarà un altro domani, e poi altri...Eh, certo. Piccola grande delusione già smaltita. Siamo in dieci, oltre alla stecca e al wannabe-manager ci sono altre tipologie umane abbastanza omogenee eppure varie, per un totale di una dozzina di ragazzi. Giro di presentazione. Il tipo che mi è rimasto più impresso era tale Giovanni, figo da paura, sorrisetto furbo, giacca e cravatta.  Nella dinamica è stato quello più sgamato di tutti, nè arrogante nè passivo, ma sicuramente con doti di leader insite in quel sorriso. Giovanni è preso, ora si corre per il secondo e terzo posto. Dopo la dinamica è tempo di  test psicoattitudinali: una domanda per tutte: ti piace lavorare con i numeri?Beh, diciamo che certo non mi fa schifo, visto che ho fatto domanda per lavorare in banca. In seguito ho imparato a capire le sottigliezze di questo tipo domande che a prima vista apparivano veramente sceme, del tipo: se i numeri non ti piacciono particolarmente e sei così onesto da dirlo, e non possiamo proprio scartarti perché per altri versi ci piaci, ti metteremo in un ufficio dove i numeri contano fino lì. Altra domanda-cardine: perchè vuoi lavorare in banca? Vietato dire per lo stipendio. Dì che ci vuoi lavorare perché è un'ambiente stimolante e ricco di possibilità di carriera, anche se senz'altro è una sviolinata pazzesca. Altra serie di test logico-matematici...Vai di serie di quadrati e rettangoli che abbiano una logica...E religiosa attesa per eventuale chiamata al secondo step. Arriva l'agognata mail. Finito? Non ancora, non ancora...colloquio individuale con il funzionario HR, che ti ri-chiede perché cavolo vuoi proprio lavorare in banca, e non in un supermarket. Dai la consueta risposta, e poi ti ritiri sommessamente, in attesa del verdetto per il colloquio risolutivo, il terzo e ultimo step con il megadirettore, stavolta in SEDE CENTRALE. Se arrivi negli uffici di vetro, sei sicuro che per un po' la sedia girevole allo sportello non aspetterà che il tuo culo. Per un po'...appunto...
To be continued

venerdì 10 maggio 2013

La telenovela della mia vita

Sentimentalmente la mia vita è una telenovela. Davvero. Devo dirvi che io tendo sempre ad innamorarmi molto di persone fredde, distaccate e che non mi cagano. Mentre snobbo e ritengo appiccoso chi invece mi considera. Attualmente è in auge tale N. (iniziale di fantasia), e la cosa  che mi piace di più di lui è che non lo conosco affatto. Nel senso, sì, so chi è, come è fatto, abbiamo amici in comune, l'ho perfino accarezzato (!), però non sono ancora riuscita a capire come ragiona, se frequenta altre ragazze, se un po' gli piaccio, se un po' mi pensa...Niente di tutto ciò, perchè lui appare e scompare, Houdini, l'ho soprannominato...L'ineffabile, manifesta la sua presenza con un sms notturno asciutto e sibillino, e quasi mai ne segue un altro dopo il mio sms di risposta. Normalmente mi risponde 3 o 4 giorni dopo, stavolta magari con un "Vediamoci", così, nudo e crudo. Preciso che quando ci vediamo quasi mai andiamo oltre le due carezze di cui sopra - non ha doppi fini particolari, sembrerebbe - parliamo, scherziamo, ci divertiamo. Poi niente, si torna a casa e ricomincia il suo lungo silenzio. La cosa anomala è che se ho bisogno di qualcosa, anche solo di un incoraggiamento per la tesi, mi scrive cose carine e fa l'affettuoso. Ma se semplicemente gli chiedo "Come va?" in genere glissa e fa passare dei giorni prima di rispondere. Alla mie richieste di spiegazioni accampa scuse di ogni genere, impegni internazionali etc etc...Perchè, perchè sto dietro a un tipo del genere?

mercoledì 17 aprile 2013

CITTADINI!

Si, dalle 16.00 alle 17.00 avevo calendarizzato di lavorare alla tesi, il Pik è in giardino con il nonno, ma non gliela faccio, non c'ho un cazzo voglia, penso ad altro, perciò scrivo un post. E la tesi la rimando a stasera. O a stanotte. O a domattina presto. Oggi mi rivolgo ai cittadini, intesi come abitanti di città, i fighetti, quelli che si contrappongono ai campagnoli, per intenderci. Premetto che li invidio un casino. Adoro il loro stile forgiato nello smog, le loro mosse leggiadre sullo sfondo di cemento. Le donne di città, con i loro tacchi a spillo e i tailleur d'ordinanza, mi hanno sempre affascinata. Io sono maledettamente campagnola, anche se vivo non lontano dalla città. Anche se la stessa città, tutte le città (va beh, si fa per dire) ammirano il luogo in cui vivo.  Non dico di non amare il mio paesino, ma a me la campagna un po' stressa. Perchè non ci sono vetrine sfavillanti, e le facce sono sempre quelle. Comunque. i lati positivi ci sono, ma per come sono fatta io, probabilmente sono più un tipo da città, mi sento cittadina. Per quello mi incavolo molto se mi danno della campagnola. Oggi è successo, perchè avevo la maglietta stinta, e non ad arte. Oddio, non è che la persona in questione si sia permessa di dirmelo apertamente, eccheccavoli, però lo sguardo di disapprovazione l'ho notato. Insomma, come dire: sei spettinata, vai al supermarket in tuta, sorridi, saluti, tutte robe da paesani. E niente, domani mi recherò in città un po' più tirata, dal prof.

mercoledì 10 aprile 2013

CALLE

Vedete, quando mi capita una cosa bella tendo a non scriverla per scaramanzia. A dimenticarla addirittura. Masochistico vero? Eppure.  Ebbene questa settimana mi è capitata una cosa bella, anzi due, riconducibili al titolo di questo post. Lascio a voi l'interpretazione. Quando imparererò (o meglio, quando mi metterò d'impegno per rendere questo blog appena un po' più customized), posterò le foto riconducibili ai bei momenti di cui sopra. Ora strano, devo rimettermi al lavoro con la tesi. Automotivarmi, Ripetermi all'infinito che è l'ultimo atto della mia accidentata carriera universitaria. Dalla mia ho che il codice austriaco del 1815 è appena appena più lineare del codice napoleonico del 1804, o così mi sembra. Il relatore mi ha detto di non sottovalutare le mie intuizioni, così farò. E poi adesso, scritte 40 pagine, il fiato è un po' meno corto, così mi racconto. Diciamo che ora mi aspetta la parte incentrata sul confronto, ho delineato l'ambito, finalmente. HO DELINEATO L'AMBITO. Non mi sembra vero, intravedo una luce fuori dal tunnel, una piccola lucina là in fondo...Poi arriva la primavera, il sole, il teporino primaverile, la voglia di stare all'aria aperta...Che stress l'inverno. Poi non ho potuto nemmeno stare tanto con il Pik, fare giochi di società, fargli frequentare di più gli amichetti, a causa del PENSIERO della tesi. Magari passavamo un piovoso pomeriggio in casa perchè dovevo raccogliere le idee, studiare e buttare giù qualcosa. E lui disegnava. Sta diventando un piccolo pittore sapete? Come sopra, quando avrò un po' più di tempo da dedicare al blog e alle sue funzionalità, posterò qualcosa. Insomma, una situazione complessa, inusuale, da concludere al più presto per poi dedicarmi a qualcosa di...ehm, retribuito. A proposito. Sapete che ho lavorato in banca 20 mesi. E sapete anche che questo importante gruppo bancario ha lasciato a casa parecchi "tempi determinati" (wow, mitica definizione dei giorni nostri, si dividono i "giovani adulti" in "precari" e "indeterminati", belli loro...) La prossima settimana ci sarà l'assemblea degli azionisti della suddetta banca, e io sono indecisa se andare o no con alcuni ex colleghi a fare un po' di casino sotto la sede centrale. Certo sarebbe bello, "pasionario", sessantottesco... ma non so fino a che punto utile. Bisognerebbe che tutto il migliaio di ex tempi determinati si ritrovasse là sotto, pacificamente, a chiedere spiegazioni sul mancato rispetto di un accordo sindacale siglato un paio d'anni fa. Perchè noi trentenni, diciamocelo, siamo sempre quelli che lo prendono nel culo. Bisognerebbe essere davvero più "assertivi", "proattivi", "orientati al risultato", come richiedono ai colloqui di selezione per grandi gruppi gestiti da agenzie specializzate. Sarebbe ora. See you.

venerdì 5 aprile 2013

30 volte forza

Ah, finalmente la tesi ha un impianto. Cioè, non solo quello. Ho già scritto diverse pagine del primo capitolo, il capitolo importante!Sono riuscita ad abituare il Pik a giocare e disegnare qui vicino a me, nello studio, e devo dire che non mi disturba, fa il bravo, è un bijoux! Bene, ora che l'ho detto, ammazzatemi ;) Ora come ora sta allineando pennarelli, dopo averli lanciati uno ad uno contro la scrivania, olé! Ieri gente devo dire che ero davvero precipitata in un imbuto di negatività (espressione rubata a D.), a causa di una discussione che mi aveva reso molto upset già dal mattino, ma è bastato un pranzo fortemente voluto con D. per risalire dall'imbuto, o dal pozzo di Poe senza avere la gola tagliata dal pendolo. é bastata una chiacchierata davanti a una pizza con qualcuno che ti può capire per riprendere le redini della giornata, raddrizzarla e darle la direzione da me voluta. La solitudine del tesista può ucciderti, sei tu e i testi, mica sempre tanto comprensibili soprattutto all'inizio, il relatore che ho è gentile, mi sprona, mi indirizza, ma lui è là e io sono qui, di fronte allo schermo diverse ore al giorno, io e i testi, ma anche con tutti i disturbatori intorno (e il Pik è il meno, fate voi). Purtroppo persone a me care svalutano ciò che faccio, si comportano da demolitori di entusiasmo (altra espressione rubata, stavolta a mia cugina), rimarcano il fatto che a trent'anni dovrei aver già finito, torturano un po', insomma. proprio quando avrei bisogno della massima calma e di sostegno psicologico. Va beh, dite che sono esigente e viziata io? Si, può darsi, ma io sta tesi la voglio finire, e IN TEMPI BREVI. Non deluderò chi NON ha creduto in me :). Comunque chi fa legge sa che gli esami sono lunghi e pesanti, la tesi non è una bazzecola, devi mettere a confronto dottrina e giurisprudenza etc. Io sì, ho trent'anni, ma non mi sento una "sfigata" di martoniana memoria (ma guardate un po' per cosa è diventato famoso questo viceministro di sta minchia), mi sento una ragazza-donna che vuole finire un percorso per vedere scritta una certa cosa sul suo CV, che ha lavorato in banca 20 mesi ma poi è stata lasciata a casa con altre 100 persone, una mamma che cerca di seguire e non trascurare il proprio bimbo nonostante il periodo intenso, che vuole finire un percorso intrapreso. Scusate il flusso di coscienza, ma domani compio trent'anni e non voglio siano passati invano :)

mercoledì 27 febbraio 2013

Sono scoppiata a piangere di fronte a Johnny Depp

Lo sapete che sono alle prese con la tesi. Sapete anche che l'argomento mi piace ma che sto faticando parecchio, principalmente a mantenere la concentrazione. In questi giorni però va meglio, ho fatto degli schemi, ora li sto sviluppando. Presto comincerò seriamente a scrivere. Oggi, siccome stare in casa tutto il giorno mi uccide, sono andata in biblioteca, con i ventiduenni. Si sta da Dio in biblio, c'è bel caldo, tavoli larghi, silenzio e quasi sempre bei fighi, che comunque sono sempre meglio di mia zia che vedo dalla finestra della camera mentre spazza il cortile (ti voglio bene zia!). Oggi per esempio di fronte a me c'era il sosia sputato di Johnny Depp. Pizzetto, occhialini, viso affilato, sguardo penetrante, capelli lunghetti. Treccioline no, ma look piratesco sì. Insomma arrivo lì e non lo faccio mica apposta, l'unico spazio libero è quello, e m'impiazzo davanti a Johnny. Mi squilla il telefono subito, non avevo ancora messo il silenzioso. Johnny si accorge di me per forza di cose, io mi scuso frettolosa, esco dalla biblio e rispondo all'inopportuna amica.
Rientro, sono alle prese con gli articoli dei vari codici ottocenteschi, Johnny con diritto privato. Ammazza quanto è ggiovane. Dopo venti-secondi-venti mi arriva una seconda telefonata, stavolta con la vibrazione. Devo fare una commissione per mia madre. Stavo giusto per. Mettermi a studiare. Gli occhi mi si fanno lucidi, sono un po' esaurita. Mi chino sul libro simulando un attacco di narcolessia. Depp alle prese con le obbligazioni mi osserva un po' stranito. Io vorrei che il mondo circostante non esistesse, ma invece malauguratamente esiste, e sotto svariate forme: dal commento velenoso allo sguardo imbarazzato. Me ne vado dopo 5 minuti dal primo ingresso, ma no che non piango, no.

giovedì 7 febbraio 2013

Lasciarsi un po'

Doveva arrivare anche questo momento, lo sapevo che prima o poi sarebbe arrivato.
Se non c'è progettualità, cosa si può mai ottenere insieme? 
Sono stati abbastanza piacevoli, questi mesi trascorsi lontani, eppure a volte vicini. Vissuti sempre nell'incertezza, a volte a domandarmi l'esatta misura del tuo (dis)interesse. Avrei voluto qualcosa di diverso, ma questo è ciò che è stato, e quello che abbiamo vissuto, quello che tu mi hai dato e io ti ho dato è stato complessivamente positivo credo. Una bella non relazione. é curioso "lasciarsi" quando non si è mai realmente stati insieme. Ho letto da qualche parte che lasciare andare una persona verso ciò che desidera veramente rappresenta l'amore più grande. Sei stato importante per me. A volte non ti capisco, ma ti accetto per come sei. 
Ti voglio sempre bene, ci lasciamo solo un po'. Chiamami quando vuoi.


La verità è che non so più sognare... 
La verità è che sono ancora bambino... 
Corro corro sai perchè la mia forza viene da te 
e se cado a terra 
io non ho perso la guerra... 




sabato 2 febbraio 2013

Riflettendo

Fuori, quanta neve mista ad acqua che viene. Ieri compleanno di amico di vecchia data, 30 anni. Gli abbiamo fatto la festa a sorpresa, che ha gradito molto. Ho un suo sms dell' 1.38 qui a testimoniarlo, sms che mi ha commossa: "Trovare la casa piena di amici il giorno del mio compleanno, di ritorno dal lavoro, non ha prezzo. Grazie a tutti, vi voglio bene!". Avere dei veri amici regala una serenità di fondo davvero impagabile. Speriamo di rimanere un gruppo così coeso anche invecchiando, anche una volta scollinati i 30 e in cammino verso i 40. Non voglio immalinconire, ma anch'io mi avvicino ai trenta e devono assolutamente essere messi bene, quando arriveranno. Mancano pochi mesi e mi auguro di festeggiarli per qualcosa. Il Pik invece si avvicina ai 7, sto cercando di inculcargli la curiosità di scoprire cose nuove, il senso del dovere, una certa voglia di riflettere su ciò che lo circonda. Mi piacerebbe tanto che non perdesse mai la purezza che hanno i bambini. Vorrei si smaliziasse restando puro nel modo d'essere. Mi auguro di fare un buon lavoro come madre, e che la saggezza dei trent'anni mi aiuti in questo. Speriamo che i trenta non ci disgreghino...Speriamo che anche loro comincino ad avere (voglia di avere) figli. é una scelta molto personale è chiaro, ma io sono cresciuta in mezzo a tanti bambini, pur essendo figlia unica...E queste monadi che sono i figli unici di oggi mi fanno paura. Ora torno, devo tornare alla tesi.

giovedì 31 gennaio 2013

Ho scoperto la chill out

Ho scoperto una musica che mi fa compagnia mentre sono qui a scrivere la tesi. è la chill out, o ambient, o trance. favorisce la concentrazione, pare. C'è n'è molto bisogno da queste parti. Scrivere la tesi (quando l'avrò finita vi dirò di che si tratta) mi piace, è impegnativo perché è una tesi di ricerca, ma è un'attività che mi dà soddisfazione, almeno. Dovevo laurearmi tempo fa, però. Doversi laureare a trent'anni pesa. Cavoli gli altri tesisti sono quasi tutti più giovani. Va beh. Almeno è un incentivo a non perdere tempo. Speriamo che una laurea in Legge mi serva. Speriamo di sfruttarla, dopo. Ora vado di chill out e intanto scrivo, scrivo.

martedì 29 gennaio 2013

Viva i romantici (io non la sono)

Siete tesisti? tesisti di ricerca? Auguri.
Detto questo parliamo di cose serie, cioè dei romantici. Io non la sono, come ho specificato nel nel titolo, tra parentesi. Ma adoro chi lo è, davvero tanto. Quelli che mettono come sfondo sul pc del lavoro la foto del figlio che gioca con il cane, o lui che bobba, o lui che si scalmàna alla festicciola di compleanno. Io in due anni di banca ho tenuto lo sfondo di default, solo un due mesi prima della scadenza contratto ho messo l'aurora boreale, così, l'avevo trovata su google immagini. In queste cose faccio schifo, lo ammetto: dimentico i compleanni, non mangio più fritti e quando me li offrono rifiuto seccata, non faccio preamboli quando devo sentire qualcuno per motivi antipatici, tipo bollette condivise. Insomma non sono come quelli che prima di infilzarti con richieste spiacevoli, fingono di interessarsi allo stato di salute dei tuoi trisavoli. Comunque i veri amici sanno, e capiscono. Vi riempio di baci, veri amici!  Una promessa ve la faccio: cercherò di non dare troppe rispostacce, tipo quella alla collega che mi invitò incautamente a un sit-in contro l'inceneritore. la mia risposta fu: "Guarda l'inceneritore è l'ultimo dei miei problemi; viene anche dopo la decisione se andare o no al concerto di David Guetta, vedi tu". In realtà non è che mi interessasse così poco dell'inceneritore, è che tu mi vuoi per fare numero, cara mia. Per venirci dovrei valutare attentamente i pro e i contro di questo inceneritore, e attualmente sono pressata da un lato dai panni da lavare, e dall'altro da quelli da stirare. Capisci bene che mi hanno incastrata, questi panni. I romantici apprezzano i colori tenui, le fantasie, i volants. Il punto è che il total black oltre ad essere elegante e smagrire, è praticissimo: niente rompicapi per gli abbinamenti giusti alle 7 del mattino, per dire. Se proprio devo tirarmi, riservo i capi più arditi alla sera dopo le 20. Un po' come i tacchi alti. Una volta sono uscita senza le scarpe di ricambio e ho cominciato ad innervosirmi subito per poi peggiorare durante la serata. Au revoir, heels. Romantico è il Pik che si è innamorato della compagna di classe...Ma questa è un'altra storia! Parliamo del matrimonio e in particolare della cerimonia, la cosa considerata più romantica al mondo: per voi è meglio una cerimonia trionfale con 100 invitati o una molto minimal con i 4 testimoni e due parenti sorteggiati ? Io chissà, se mai mi sposerò, forse opterei per la seconda, anche se ho paura che l'eventuale futuro sposo, per la legge cosmica che mi fa innamorare di tipi molto diversi da me, opterebbe per  la cerimonia solenne. Vedremo ;)

domenica 13 gennaio 2013

Botta di vita

Di ritorno dal C.I. Piacevole serata. Diciamo che è così quasi sempre,quando si esce. Stasera mi sono ricordata di cosa vuol dire essere giovane. Ho mangiato,alla cena. Davvero,a volte,con un figlio,ti vedi vecchia, quasi già morta. Ok, a volte sei viva,lavi,stiri,ridi,sfanculi. Poi piangi,ti imponi di essere forte e alla fine lo sei davvero,brilli di una luce pura quando lui ti sorride e ti testimonia con quel certo sguardo il bene che ti vuole. Acquisti casa, progetti questo e quello. A volte prendere qualche drink in disco è terapeutico. Pseudoballare è catartico. Tirarsi con top, collant color carne, mini lucida e tacchi gratifica. Gli sguardi ammiccanti corroborano l'autostima, se si ha l'accortezza di prenderli x quello che sono. Se anche il gioco di sguardi si tramuta in un bacio, non bisogna credere che quel bacio significhi amore, ma neppure che necessariamente non lo sia. La folla, l'alcool,le luci strobo,le mirrorball ti confondono e tu non sei più un individuo, ma l'infinitesima parte di un tutto. Certi soggetti e certe soggette giovani troieggiavano a tutto spiano,ma va beh,so' ragazzi. In piena notte la realtà ècosì tenera. Buonanotte