giovedì 24 giugno 2010

24 GIUGNO

Stavo per scrivere l'ennesimo post mortifero quando, improvvisamente, é arrivata una bella notizia. Che, se fossi un po' più spregiudicata, potrei sentetizzare così: xxxxxxx xx xxxx. Ovviamente non rivelo di cosa si tratta per scaramanzia (perchè queste sono buone notizie precarie come l'Italia dei mondiali, o come la sottoscritta fino a metà 2011); probabilemente è solo un abbozzo di buona notizia, forse neppure così buona, a ragionarci sopra. Ma tant'è. In certi momenti, basta una botta d'adrenalina a tenerti alto il morale per una settimana, a fomentare sogni ad occhi aperti sulle note di "Forsaken" dei Dream Theater, basta un complimento inaspettato a darti la carica per seguire una dieta ferrea funzionale alla prova costume, basta un incoraggiamento sincero per restituirti quell'energia che ti mancava. Per quel che mi riguarda, basta il sole. Se poi c'è anche il mare...Comunque oggi è il compleanno del Turista. NON gli ho fatto gli auguri, naturalmente. Non gli parlo. Comunichiamo per interposta persona. Tuttavia mi sembrava inutilmente punitivo per il Pik non fargli telefonare per gli auguri, dunque mi appresto a chiamarlo, ma in quel preciso istante squilla il tel, e indovina chi è? Lui, che non chiama dall'ultima deriva dei continenti. Faccio rispondere al Pik. Non una parola da parte mia, solo un muro di lacrime trattenute. Ah, come si sta bene a non parlargli affatto!Si sta divinamente.
2 anni fa per San Giovanni eravamo al mare, avevamo mangiato il pesce fuori, portato il Pik in giostra, assistito ai fuochi d'artificio che il Pik osservava rapito.Negli occhi azzurri e impescrutabili di F. non mi sembrava di scorgere nessuna scontentezza di fondo, non in quel momento. Ma non si è sempre al mare, e non è quasi mai il suo compleanno. Tra di noi funzionavano bene solo le occasioni speciali. Tutto il resto era coperto da una fastidiosa coltre fatta di insoddisfazione, noia, incomprensioni...Peccato che non mi accorgevo di buttarcene ogni giorno una badilata in più...Dipende da questo il blocco? La pietra vibrante nel cuore? non lo so...Ma la bella notizia, che non aspettavo, ci voleva proprio. Chissà se riuscirò ad amare davvero, io che non amo mai. Io che al massimo voglio bene. Vedremo.

lunedì 21 giugno 2010

BLACK DAY

Oggi il Pik ha la bronchite. E il pediatra oggi era in ferie, l'ho scoperto appena arrivata in ambulatorio, dopo il lavoro. Il sostituto c'era fino alle 18.30, peccato che erano le 18.45, ormai. Astanteria pediatrica? Aspettare ore e ore? L'ho riportato a casa. Ora dorme, ma a tratti si gira e si rigira, tossisce, e infine piange.
Non si può sempre fingere di essere contenti e soddisfatti. Certo, io non lo faccio mai. Oggi era una giornata che in ufficio ero anche relativamente di buon umore, ma una volta a casa, o meglio sulla via di casa, facendo la spesa, mettendo le solite cose nel carrello e cedendo alle porcherie, ho cominciato a odiare molto la mia vita e la mia siluhette, in egual misura. Non so perchè a volte giri l'occhio e la routine ti sembra d'improvviso insostenibile, non so perchè a volte sogni l'amore e altre lo aborrisci disgustata pensando che la libertà è impagabile, e mai, mai vorresti un uomo che si arroghi il diritto di delineare il tuo destino.
Poi però torni a casa, metti su la cena, pensi che F. sta dispiegando le sue forze in un progetto che NON ti contempla, pensi che vibra d'amore per un'altra, pensi che è colpa tua, che non ti sei fatta amare abbastanza... Butti la pasta, imposti il timer del forno sui 5 minuti, analizzi le tue mancanze, qual è quella che ha pesato più delle altre e ha determinato la fine di quella, DELLA relazione.
Però pensi che tutto sommato sei fortunata, ha un bambino bello e intelligente, un lavoro precario ma su cui porre qualche speranza, una famiglia d'origine di grande sostegno; ma qui pensi alla famiglia, all'istituzione famiglia, alla TUA famiglia che non c'è, pensi che ci speravi e la volevi, ma non c'è, e non ci sarà più perchè adesso nel suo cuore c'è un'altra, partono nella testa gli insulti, tutti, l'odio si sprigiona dalle mani che frantumano gli spaghetti, non lo fai mai, di buttarli in acqua spezzati...
Poi ti calmi, vorresti appendere dei cartelli che ti ricordassero ad ogni passo la sua immaturità, la sua insensibilità, la sua pochezza mentale e grettezza...Il rumore della grattugia elettrica pezzo di modernariato ti distrae, è ora di scolare la pasta. Il Pik tossisce ancora una volta. Vorresti chiamare Lui, vomitargli addosso il tuo risentimento come fai a volte, giusto i 30 secondi che ti sta a sentire prima di riattaccare, ti imponi di avere una dignità, mastichi e sputi la dignità, lo chiami, lo incolpi di come stai, riattacchi tu x prima. Il Pik non vuole mangiare, vuole dormire. E qui la rabbia lascia posto alla frustrazione a e un pianto sordo, interno, per non turbare il Pik, mentre fai saltare meccanicamente la pasta nel sugo. Poi possa, c'è da pensare alla bolletta da pagare, alla lavatrice scura da fare, devi deciderti a mettere l'home banking e fare tutto online. La lavatrice no ovviamente.
E far riparare l'auto, che non ne posso più di quello sboccio sul parafango che c'ha quasi un anno. Perchè senza un uomo, devi fare le cose che di solito ti fa lui. Io sono sempre stata poco "gnesa", ma un uomo per casa fa comodo, ti sbriga le incombenze prettamente pratiche e/o tecniche senza dover aprire il portafoglio ogni tre x due per farsele fare a pagamento. Ecco, F., tra i tuoi demeriti c'è anche questo: lasciarmi nella merda, non accollarti le responsabilità che ti competerebbero. Con tutto che con te c'è sempre voluta una buona dose d'arte di arrangiarsi, perchè non c'eri mai e molto spesso la tua presenza era...inutile. Mi consolo così, con la presa di coscienza di tutti i tuoi difetti, ma sapendo che la ferita è come al solito solo temporaneamente alleviata, che questo dolore è fatto di piccole schegge quotidiane, non ti annienta ma ti indebolisce. è un dolore stronzo.
Ora qualche pagina di qualche scrittore che fosse ancora vivo sposerei più che volentieri (magari a Las Vegas)e...pensare che to die,to sleep; perhaps to dream...o così.

domenica 20 giugno 2010

Back from the muddy banks of the wishkah (ovvero il sonisphere)

Con la pioggia che c'è fuori, posso ritenermi fortunata che il giorno 18 giugno, alle ore 13.00 circa, smise di piovere.
A metà del concerto degli Anthrax, le nostre speranze furono esaudite. Durante i Megadeth, mentre Dave Mustaine intonava "A tout le monde", addirittura fece capolino un timido sole, rincurando i nostri animi ricoperti di fango. Già, perchè in quel campo non si sa quanti litri e chili di fango c'erano, una cosa mai vista, roba da trincee della prima guerra mondiale. Forse esagero, ma non dovevano essere poi molto diverse. Molto metal, come esperienza. Ho letto su Fb che c'è chi ha passato 14 ore senza bere e senza fare pipì (?) pur di vedersi i Metallica dalla prima fila. Noi non siamo arrivate a tanto, ma 3 ore inchiodate alla passerella, non troppo lontano dal palco, dove non eri costretta e stare con i piedi completamente immersi nel fango, ce le siamo sparate anche noi.
Ma cominciamo dall'inizio.
Sotto una pioggerellina insistente e infida, verso le nove di mattina ci avvicinavamo in massa alla location del concerto,a circa 20 minuti a piedi dalla stazione di Schwarzenbach SG. Ben presto la situazione iniziò a prospettarsi non propriamente idilliaca. Io m'ero immaginata un prato verde, magari UN PO' fangoso, e mi ero attrezzata con jeans e anfibi, tenuta che ritenevo adeguata. La metal-cugina invece, più ottimista, s'era addirittura messa le scarpe da skater, slacciatissime ovviamente. Prima dell'ingresso avevamo notato qualcuno molto infangato, ma pensavamo che fosse un problema toccato i malcapitati campeggiatori e che noi, comodamente alloggiate in albergo, avremmo scampato. Lungo il tragitto si poteva notare qualche scarpa spaiata spuntare dal fango, che ritenevamo il lascito di qualche esagitato, magari sotto l'effetto dell'alcol. Qualche buontempone ci schizzava con il fango, ma non avremmo mai pensato che qualcuno, ore dopo, ci rovinasse più o meno involontariamente addosso mentre ne era completamente ricoperto.
All'ingresso cominciammo a capire: automobili impantanate, gente con i sacchetti della spazzatura avvolti fino a tre quarti di gamba, nessun passaggio un po' praticabile. Dopo le biglietterie, per raggiungere l'area concerto si doveva attraversare una specie di fiume fangoso, che noi personalmente affrontammo sorreggendoci alle transenne, con scarsi risultati in termini di cm quadri rimasti puliti, ma comunque dignitosamente.
Ma il fango in sè pazienza. M'aspettavo che vendessero degli stivali di gomma a peso d'oro, e invece assolutamente no!E che ci fosse qualche panchina. No. Almeno nell'area ristoro. No.
Quindi si delineava una giornata sotto la pioggia, con i piedi immelmati fino a tarda sera, senza potersi mai sedere. Diciamo che c'è andata bene visto che è piovuto solo fino alle 13e che i gruppi sono stati favolosi. E che eravamo in una posizione abbastanza buona. E che i Metallica sono stati strepitosi, con momenti ad altissimo tasso adrenalinico. Quando hanno suonato loro i piedi erano l'ultimo dei miei problemi. Le migliaia di "Horns" costellavano il panorama e l'atmosfera era elettrica. Concerto fantastico, i disagi delle ore precedenti polverizzati in un attimo.
Certo, a volte la schiena cedeva e la sete impelleva, ma solo negli stacchi. Appena cominciava una nuova canzone l'energia ritornava subito e dieci volte tanto. Potere della musica che si ama. La fine, con "Seek and destroy" è stata epica, con praticamente tutto il pubblico che cantava a squarciagola.
A concerto finito, cercammo di guadagnare l'uscita. Tutte le svariate "exit" vicino ai palchi erano fittizie. Non ci facevano passare.
Siamo dovute rimanere a piedi nudi perchè il fango arrivava alle ginocchia e le scarpe erano troppo pesanti da sollevare. Ad un certo punto ci sedemmo sui banconi dei punti ristoro (s'intende gomito a gomito con gli addetti)per far respirare i piedi che non ce la facevano più. Please get off. NEIN. Ci lasciarono fare.
Poi ancora fango, ma per fortuna non così tanto. Arrivammo finalmente alla zona camping, dove trovammo un gruppetto di italiani.
Eravamo finalmente fuori, vive! Piene di fango, ora dovevamo trovare dell'acqua. Le fontane erano prese d'assalto, e l'acqua era gelida. Trovammo per miracolo una canna ad un distributore di benzina per sciacquare un po' le nostre ex-scarpe, almeno per togliere il grosso della melma.
Finalmente sull'extra-zug.
In treno abbiamo fatto qualche incontro interessante, ed eravamo riuscite a creare strane imbarazzanti imbottiture da corso di découpage con i giornali gratuiti che si trovavano nella stazione di cambio. Ci siamo imbattute nei fighetti che tornavano dalle discoteche, il che suscitò reciproca ilarità. Doccia, 3 ore scarse di sonno. Ancora treno. Non ce la faccio più.
Stay metal.

martedì 15 giugno 2010

Archetipi da spiaggia (non posso non sbizzarrirmi)

In spiaggia, mi sembra, l'essere umano cambia colore. E non solo perchè, magari, se è fortunato e c'ha il fototipo adatto, s'abbronza adeguatamente, ma perchè il grigio esteriore ed interiore, dominante in città, lascia prontamente il posto ad una versione variopinta di sè, allegra, scoppiettante, più o meno impietosamente in costume.
La spiaggia a pagamento è una platea preferenziale di osservazione per l'appassionato di antropologia. Lì, tra fisici asciutti (in minoranza) e culi cellulitici (in schiacciante maggioranza) fa il loro trionfale ingresso, con tanto di sfilata sulla passerella, colui con il quale o senza il quale, il mondo resta tale e quale:

IL PLURITATUATO

Di età indefinibile, ma prossima ai 40, pelato, il pluritatuato di solito giace sul lettino con 5 flaconi di olio solare rovesciati sul corpo depilato, decorato con 10 simboli maori dislocati su gambe e braccia, 3 dragoni su scapole, inguine e fondoschiena, 1 araba fenice al centro del torace, immancabile bracciale sul bicipite. Ogni quarto d'ora si gira per esporre al sole l'altro lato del corpo, secondo i canoni dell'abbronazatura a regola d'arte.
Non segue il consiglio di evitare l'esposizione da mezzogiorno alle quattro, come potevate facilmente intuire. Nel lettino di fianco a lui arrostisce la sua ragazza, mono o pluri-tatuata, unghie manicurizzate con smalto shock; capello in genere corto e mascolino, chissà perchè; piercings più o meno a vista; talvolta, ma non sempre, topless.

Qualche lettino più in là troviamo la STRAFIGA FUORI TEMPO MASSIMO, che ha fatto della forma fisica e del colorito di terracotta la propria ragione di vita. Pelle completamente glabra, risultato di temibili sedute al napalm atte a debellare ogni bulbo pilifero nell'arco di chilometri, la nostra sembra non preoccuparsi della propria aria malsana, palesata da profondi solchi nell'interno-braccia e da rughe da cottura prolungata ad alte temperature un po' su tutto il corpo. Ma non se ne cura, si bea del proprio aspetto convinta di essere una STRAFIGA. Contenta lei.

Qualche fila più dietro, sempre all'ombra sotto l'ombrellone, siede imperiosa sulla poltrona da regista LA SIGNORA ANZIANA MOLTO PETTEGOLA. é ferratissima su tutti gli highlights della spiaggia: la tal coppia ha litigato,il tal padre di famiglia è in ferie da lunedì, la tal sposina è sicuramente incinta, il tal bambino, di solito suo nipote, è bravissimo a nuotare. Alle 11.00 se ne va perchè deve grattugiare il formaggio, e fino alle 5 di pomeriggio non la rivedi. A quanto pare è molto brava ad ottimizzare i tempi per la raccolta di infos.

Nell'ombrellone a fianco sta la SCIURA CHE NON LAVORA FUORI CASA. La poverina, spesso dotata di prole esigua ma agguerrita (di solito gli 1,3 figli della media italiana di qualche anno fa), si passa al mare le intere vacanze estive dei figli, invidiatissima da tutte le madri lavoratrici da week-end e basta. Al sabato pomeriggio arriva il marito che sbarca in spiaggia direttamente in giacca e cravatta, ripone l'Ipad nella valigetta con la cinghia avvinghiata alla sdraio, fa un paio di tuffi con i figli, si riattacca all'Ipad. Lei nel frattempo chiacchiera amabilmente di cose rigorosamente inutili con le co-bagnanti, in attesa che il marito molli l'"aggeggio infernale" e vada a slegare la barca, per un meritato giretto&tuffo in mezzo al mare.

LA RAGAZZA COL FISICO PERFETTO

La spiaggia è il suo habitat, perciò è normale avvistarla. Fisico asciutto, pelle ambrata, pancia inesistente, piercing ombelicale molto esistente, è naturalmente dotata di fidanzato-ken da compagnia, nonchè di uno stuolo di amici-spasimanti fedeli seguaci della regola dell'amico di Max Pezzali. Waterproof nell'anima, riesce a non rovinarsi la piega nemmeno dopo 100 tuffi carpiati, stupendo le comuni mortali sempre alle prese con capelli stopposi. dopo un po' però, riesci a trovarle un difetto: una sottilissima cicatrice che si è procurata praticando free-climbing.


(to be continued...e siamo a 2)

lunedì 14 giugno 2010

serenità

Un po' per deformazione professionale,un po' per propensione al multi-multitasking e un po' per il dono dell'ubiquità che modestamente possiedo, solitamente quando sono al pc tengo aperte 5 finestre.Una finestra su google, che viene sempre utile; una su you tube, per la colonna sonora quasi sempre hard rock-metal (ora come ora, sfrondato un po' l'orizzonte dai peraltro imprescindibili metallica, sto ascoltando Alice Cooper, Hey Stoopid); una su facebook,chè tra la miriade di post evitabili e banalotti ogni tanto risplende qualche perla (peraltro postata dalle solite 3-4 persone che paiono essere abbastanza sulla mia lunghezza d'onda; a proposito, per caso hanno già implementato un filtro anti-post-del-cavolo?Se si, Vogliate notiziarmi in merito). Una finestra, a turno, sui blog che seguo. l'ultima finestra è sul mio sgangherato, monotematico, schizofrenico...comunque blog.

S'avvicina il Sonisphere sempre più, la metallo-cuginetta si sta rimettendo prontamente, l'albergo per la sera (notte? dipenderà da Giove Pluvio) del 18 è ancora un grosso punto di domanda, l'abbigliamento pure, il grillo in giardino frinisce garrulo. Di nuovo, sempre, va beh.
Il turista se n'è andato. Va beh.
Sono precaria. Va beh.
Il Pik lo vedo poco. Va beh.
Devo dimagrire. Va beh.
Sono un brava madre? Non lo so. Potrei essere migliore, certo quello che mi riesce bene è insegnare a mio figlio il pensiero critico. Spero non così cinico come può semprare dai frammentari post di questo diario-blog.
Ogni tanto sono sentimentale anch'io. Non molto, non sempre, non con tutti. La sono quando con il Pik facciamo i versi, lo faccio roteare in aria e gli angoli della bocca gli si piegano in un sorriso; la sono quando mi mostra orgoglioso il disegno di una macchina molto ma molto futuristica; e quando, come stasera, ci mettiamo a guardare le stelle, gli aerei, l'immensità del cielo che ci sovrasta. Questi momenti sono la felicità. Certo, felicità autentica sarebbe che il Turista rinsavisse e tornasse con noi, ma non succederà, e forse "rinsavire" non è il termine giusto, più corretto sarebbe "impazzire di nuovo", magari d'amore. No, non accadrà mai. Il massimo potrebbe essere riuscire a passare una giornata insieme interamente priva di tensioni, assaporando quello, e solo quello, che la vita ci offre in quel momento. Forse felicità è anche sapersi accontentare di un sereno e sporadico non-amore. E sempre "Fade", alla fine. Dei Metallica.

giovedì 10 giugno 2010

IT AIN'T ALRIGHT

Giornata fade to black. No dai, fino a quando la cugi non mi ha detto che probabilmente ha la varicella andava piuttosto bene. Fino a quando non ha chiamato il turista andava moderatamente male, c'ha pensato lui a dare il colpo di grazia. In ogni caso cerchiamo di pensare positivo. BISOGNA pensare positivo. Digitando su google "decorso varicella" sulla relativa voce di wikipedia si può leggere che il periodo di isolamento, nelle forme lievi, può durare solo una settimana. dunque coi tempi potremmo anche starci. Non consideriamo neppure che sia una forma più aggressiva!In ogni caso il trucco pesante di cui ama fare sfoggio la cugi a determinate manifestazioni potrebbe abilmente celare la vista delle pustole ormai ridotte a croste ad ogni metallaro presente al festival. Io, dal canto mio, ho una tonsilla infiammata, ma mi auguro che passi, deve passare! Dio (RJ), mettici una pezza tu dai, fa' che la sfiga sbagli strada e la smetta di inseguirci!
Telefonata del turista. M'ha affossato più della malattia della cugi.Questo sabato, dopo il lavoro, avevo da tempo progettato un week-end corto al mare con il Pik. Tra l'altro, c'è anche una mia amica con il suo bimbo dell'età del Pik, quindi me lo figuro come molto piacevole. Turista:"Me lo dai dietro domani?"
Io: "Veramente abbiamo deciso di andare al mare"
Turista:"£$%&&%£/£$£$"
Click. Con il turista ormai i dialoghi sono ridotti al minimo. Insomma, cerco di convincerlo a venire giovedì quando, nel bene e nel male, sarò in viaggio per la svizzera. Niente, non può. Come sempre. 5 anni che non può mai, a prescindere, può solo quando lo decide lui. Che andavo gliel'ho detto il 30 gennaio, quando ho acquistato il biglietto, e ogni mese gliel'ho ricordato. Non è servito a niente. Come quando nel 2007 voleva farmi macinare, da sola col Pik di un anno, 300 km per recarmi al matrimonio di sua cugina, al quale avrei partecipato volentieri, ma con lui(!). Sapeva da mesi la data, ma niente, non s'è fatto dare le ferie. febbraio 2009: quando cade il Carnevale si sa, o no? Aveva pure insistito per far mettere al Pik il vestito tradizionale del suo paese. 2 giorni prima mi avvisa che non ha le ferie. Che cosa? E te credo, la settimana prima era stato a Tenerife, l'infame!Ovviamente l'ho scoperto per vie traverse, ma mica brucia di meno. Torniamo indietro di qualche mese, settembre 2008 (mi sento molto Lucarelli). Stiamo ancora insieme, dettaglio insignificante, nel nostro caso, ma non poi così tanto. Sto spingendo il passeggino con dentro il Pik, stiamo andando in spiaggia: lo vedo avanzare con a fianco una tizia brutta e volgare (la sua attuale fidanzata), chiedo spiegazioni sulla presenza di costei che evidentemente è con lui, e sul fatto che lui stia trascinando una valigia non sua, ma sempre evidentemente di costei. Risponde, con un sorriso beato sulle labbra, che lei è "XXX", si sono conosciuti in Irlanda, è venuta a trovarlo 2 giorni. "Bene" ribatto io, con tono incline all'incazzatura imminente, "E da dove viene?" Faccio io, rivolgendomi al turista come se portasse con sè un pacco. "Sudamerica" "Ah, Sudamerica è un po' vago, di dove di preciso? Brasile, Colombia, Argentina?" "Brasile. Ora l'accompagno in hotel" E così dicendo tenta di proseguire indisturbato il tragitto, con lei al seguito. "Scusa un attimo" sbotto, sentendomi come il detective che nei film finge di andarsene e poi trafigge all'improvviso con l'ultima, risolutiva domanda, il colpevole che credeva di averla fatta franca."Ci sono un po' di cose che mi devi spiegare: perchè non mi hai detto dell'arrivo della tua amica? Perchè è da sola? E soprattutto" e lì comincio davvero a tremare "Come hai in mente di passare questi 2 giorni?" Lui guarda per terra, guarda lei per farsi forza, guarda me come se implorasse pietà e infine mi uccide dicendo:"Con lei".
Io lì per lì, morta, non parlo. il Pik è sempre nel passeggino, ignaro, che scalcia e mastica una macchinina. Il mondo vacilla, le case lungo la strada mi crollano addosso. sull'asfalto si apre una crepa e ci cado dentro. Poi, dopo un tempo incalcolabile, riemergo dal buio. Sono di nuovo io, sono tutta intera, ho gambe e braccia, le mani tengono strette il manubrio del passeggino. "Con lei...solo con lei?" riesco a dire con un filo di voce. "Si...poi ti spiego." "Spiegare? Cosa cazzo c'è da spiegare!" esplodo. Meno male che non eravamo in discesa, perchè mollo il passeggino e mi scaravento sul Turista, mentre la sudamericana cerca di fermarmi. "Stai ferma...Ho detto che poi ti spiego!". Facendo appello a qualche riminiscenza di self-control, con un moto d'orgoglio, riafferro il passeggino e mi lancio lungo la spiaggia con il maremoto dentro, mentre i due riprendono imperturbabili il cammino. (to be continued)

martedì 8 giugno 2010

The Windbreaker

Sulle note dei Diamond Head, band che ho scoperto da poco ma che esiste da 30 anni, mi ritrovo a pensare che tra lavoro e svago sto al computer quasi 10 ore al giorno. Forse è un po' tanto, nonostante sia convinta di utilizzare questo tempo in modo proficuo, a livello professionale e personale. Però sta di fatto che ormai sono google-dipendente. Sono una "cercatrice" professionista, non faccio in tempo a farmi venire un dubbio, che compulsivamente devo scioglierlo su google altrimenti ho seri sintomi d'astinenza. Comunque. Only ten days to go for Sonisphere,perciò, considerato che le condizioni atmosferiche possono variare tra la pioggia torrenziale e l'arsura desertica, nello striminzito zaino che intendo portare (non so come farò, io che tendo sempre a trascinarmi dietro la casa!) ci dovranno essere, tra l'altro, una crema solare fattore 100+ e un K-way. Ora, pare che questo indumento sia passato di moda. Se entri in un negozio d'abbigliamento e chiedi se per caso hanno i k-way ti guardano come se provenissi da Marte, o da un lontano paese fermo agli anni '70. In effetti il k-way che pensavo di portare giace inutilizzato nell'armadio da anni, ed è lo stesso di una foto fatta sul Colorado boat a Gardaland nell'89. Potrei farlo passare per un pezzo vintage, e indossarlo fregandomene beatamente della moda. Ma il punto è che adesso la giacca impermeabile in tessuto tecnico, atta a proteggere dalle intemperie, si chiama WINDBREAKER. E costa non meno di 50 euro. Alla faccia! Io che pensavo di cavarmela con 15 euro, 30.000 delle vecchie lire.
Insomma, mi sono recata in un punto vendita di una nota catena di abbigliamento alle 18.45, il tempo di uscire dal lavoro, prendere la macchina, fare la spesa pane-latte-carne, raggiungere il negozio. Entro, e quando chiedo alla commessa, che già è nervosa di suo, se per caso hanno i k-way; lei mi risponde perplessa con un tono vagamente canzonatorio: "K-way? Intende i windbreaker?" -wind-che?- quel termine mi fa pensare a una vecchia canzone metal autoreferenziale, non so perchè. "Si, un...windbreaker, insomma un giubbotto antipioggia, ma sottile, di nylon...che si possa ripiegare, lo devo tenere in uno zaino" abbozzo io. "Le faccio vedere quello che abbiamo".E così dicendo veleggia verso decine di grucce contenenti una serie di giacche sberluccicanti che sono sì in tessuto sottile, ma un po' troppo sofisticate per le mie esigenze..."Quanto costano?" "Vanno dai 45 ai 60 euro" Risponde lei come fosse la cosa più normale del mondo. "Ah...posso provarne qualcuno?" "Prego". Ne indosso uno nero, taglia 44. Mi stringe. "Potrebbe prendermi una 46 per favore?" Chiedo io. "Guardi che la 44 le va bene, devono vestire aderenti" Ribatte lei, guardando l'orologio senza preoccuparsi di farsi notare. "Posso provare lo stesso una 46?" "Ok, gliela vado a prendere in magazzino. Sempre nera?" "Si grazie". Dopo qualche minuto torna dal magazzino, che poi era una stanza sul retro, e mi porge la 46. Larga. "Mi riprovo un attimo la 44" le dico, sotto il suo sguardo ormai platealmente spazientito. Mi sfilo rapidamente il giubbotto che non ho la minima intenzione di comprare e mi rimetto la 44. Che ora non solo è stretta, ma ha anche la cerniera ingrippata a sto giro e come se non bastasse noto anche dei fili che sporgono. Saranno residui della cucitura. Li tiro e non escono. La giacca è cucita in modo piuttosto grossolano. E costa 50 euro. Le vecchie 100 carte, i 100 biglietti da mille, erano una cifra enorme solo 9 anni fa! "Mi spiace...ci penso ed eventualmente ripasso". sbotto io, facendo per uscire. Quella ridacchia guardando l'orologio quasi fosse un tic nervoso. Ed è lì che esploderei volentieri in un'invettiva stile Michael Douglas in "Un giorno di Ordinaria follia". Se non fossi stranamente dotata di sanità mentale (anche se c'è chi non è disposta a giurarlo)le urlerei, con gli occhi fuori dalle orbite :"Guarda cara, non ce l'ho con te, lo so che ti pagano 900 euro al mese, lo so che le tecniche di vendita le decide il top-management della tua azienda, però cristo, guarda che quella giacca ha un prezzo esagerato per il suo valore, e chiamarla spaccavento non ti fa sembrare più figa agli occhi del mondo (e, con gesto repentino, getto a terra l'intero campionario di vinyilwear made in bangladesh). Io qui c'ho comprato una marea di volte, ma tu manco le guardi le clienti, guardi solo l'orologio per andartene a casa, e ti capisco, anch'io farei così. Però anche se non fossi mai stata qui, tu non hai il diritto di guardarmi male solo perchè non compro una cosa che non mi piace, che costa quanto un'intera mattina di straordinario pre-festivo con il sole fuori, quando io volevo solo uno stupidissimo k-way da 10 euro, ma un filino trendy, diciamo un po' sciancrato sui fianchi. Insomma che non mi faccia sembrare un sacco del rudo. E che abbia il cappuccio magari, che sennò come mi riparo la testa? Tutto qua.", Ovviamente non è previsto un seguito al film di Joel Schumacher, men che meno girato a Parma e con me come protagonista. Quindi abbozzo, esco e ripiego in un ipermercato, quelli dove trovi veramente di tutto, anche i vermi per andare a pescare. "In questa stagione non ci sono k-way" risponde l'addetta all'ufficio informazioni dell'ipermercato in questione alla mia preventiva richiesta. "Provi al tal negozio" (Che per inciso era quello dov'ero appena stata). Domani tenterò al mercato settimanale, se non dovessi trovarlo nemmeno lì, spero vivamente che non piova;)

giovedì 3 giugno 2010

Tourist-free

Come avrete notato non posto molto, perchè mi va di farlo solo se ho qualcosa da dire, e solo se ne ho voglia, altrimenti me ne sto zitta. Sono convinta che il silenzio sia d'oro, fondamentalmente. La mia intransigenza di pensiero mi penalizza notevolmente nella vita, ma tant'è. Nel limite del possibile non scendo a compromessi. Tra l'altro, ultimamente il Turista è passato un po' in secondo piano nella mia vita, anzi, è passato decisamente sullo sfondo più remoto, per mia fortuna. Dovrò cambiare titolo al blog, considerato che è venuta a mancare la sua ragion d'essere: contenitore dentro cui riversare le invettive rivolte al Turista, che veniva risparmiato per puro orgoglio femminile.
Il Pik ha la tosse, proprio adesso che è venerdì, e venerdì in questa stagione vuol dire mare, vuol dire prendere il treno alle 19.20 e ritrovarsi catapultati, dopo 2 ore e mezza di vani tentativi di tenere Pik incollato al suo sedile, nel paradiso immutabile di cui alla foto qui sopra. Vi notizierò, se qualcosa di nuovo accadrà...