sabato 14 settembre 2013

Primo post da laureata

Ebbene si, come si evince dal titolo del post vi comunico che dal 9 luglio 2013 sono laureata! Non ho più scritto per una miriade di motivi, che non sto qui ad elencarvi, perché di una banalità sconcertante.
Il Pik sta bene ed ora, con mia grande malinconia, non è qui con me, ma è temporaneamente con suo padre il Turista. Che ora è un po' meno turista, ma è di stanza da un'altra parte. Anyway. Vi starete certamente chiedendo come sta N., lo pseudoragazzo che ho pseudofrequentato per il travagliatissimo periodo della mia tesi. Sta che purtroppo io continuo a conoscerlo poco, un 10% diciamo. Sta che mi prende in giro e non mi vuole. Sta che farò un post ad hoc quando mi sarà passata la rabbia, la delusione e il risentimento al riguardo. Non credo mi passerà presto, perché non necessariamente chiodo scaccia chiodo, ma a volte chiodo si aggiunge a chiodo e non scaccia un bel nulla.
Oggi, però, il mio risentimento lo vorrei indirizzare altrove.
Ogni post è buono per ricordare al mondo che ho lavorato 20 mesi in banca, e trascorso questo tempo alla totale mercé della sorte, Banca lasciò 100 meno 1 persone a casa. Per me è stata una ferita mai rimarginata, perché io speravo in quel lavoro, nello stipendio e nei suoi fringe benefits, per la verità più mitologici che reali.
Pazienza, in fondo in epoca precaria tutto ciò è la prassi, non v'è niente di nuovo sotto il sole, bisogna imparare ad anestetizzare le speranze e a rivolgere lo sguardo alla realtà e non al bel tempo che fu, nel quale ambire a un posto di lavoro in linea con gli studi era una aspirazione legittima. Bisogna capire che non è vero che chi è dentro e dentro e che chi è fuori e fuori, in realtà sei tu che non ti sforzi abbastanza di essere flessibile, business oriented, incline a prevedere gli umori e i malumori del mercato. Come promesso alla mitica blogger Marta, il cui blog megliochoosy.blogspot.it racconta le sue tragicomiche vicende di "disoccuprecaria", mi appresto ora a descrivere i miei tragici (e neanche tanto comici) rimbalzi alle selezioni bancarie - quando ancora si tenevano selezioni bancarie di massa -  tentando di rendere il tutto un po' meno grigio, come in effetti fu.
Prima di cominciare con i rimbalzi però...comincerò con il racconto della selezione che ho effettivamente superato...quella che portò al lavoro,rigorosamente precario, s'intende.
Le preselezioni si svolgono all'università, ore 8.00. Mi alzo con una pioggia battente, tanto per gradire. Decido di partire con enorme anticipo, sia mai che mi tradisca l'aquaplaning nei 20 km di macchina che mi separano dal luogo in cui potrebbe decidersi il mio futuro. Arrivo in effetti con enorme anticipo, incontrando là altri tre o quattro candidati divorati come me dall'ansia-da-ritardo-al-colloquio, con i quali esordisco: "Siete qui per le selezioni della banca?" "Epercosacazzo?" è la non risposta che leggo nei loro occhi.
Si sa, l'agitazione fa dire bestialità atomiche. Si rimane quaranta minuti circa sotto l'acqua nel piazzale antistante la facoltà, posto che le porte verranno aperte solo dieci minuti prima dell'inizio delle preselezioni. Piano piano il numero dei candidati aumenta pericolosamente, ma la conversazione sotto gli ombrelli langue: tutti si è lì con la - malriposta - fiducia di mettere finalmente piede nell'olimpo del mondo bancario e godere del relativo status, vagheggiato come fonte di un presunto prestigio, e con la consapevolezza che solo pochi, alla fine, saranno scelti. Sarò mai una di loro?
Finalmente le porte si aprono, e la fiumana di candidati infreddoliti può finalmente riversarsi nella hall, dove seguirà un'altra attesa di un quarto d'ora abbondante ma stavolta almeno all'asciutto. Finalmente si spalancano anche le porte dell'aula e si può prendere posto tutti rigorosamente separati da un sedile ciascuno. La prova è gestita dalle facce arcigne dei selezionatori dell'agenzia. Ci vengono consegnati i fogli: batteria - che denominazione curiosa, mi viene naturale pensare ai polli in batteria, cioè noi lì allineati nell'aula ovale - di test logico-matematici, all'apparenza fattibili. Pronti, via. 30 minuti di religioso silenzio e concentrazione cosmica. Si consegna. Poche facce soddisfatte, alcune disorientate, le più sono imponderabili. Il risultato dell'eventuale ammissione al primo step - imparerò presto che i colloqui saranno sempre su più step: pensavi di essere esaminata una sola volta e magari subito presa? Non scherziamo! - si saprà dopo una settimana, via mail. E si comincia il conto dei giorni. Al centodecimo controllo della mail del settimo giorno finalmente il risultato tanto atteso arriva: "Buongiorno, siamo lieti di informarla che è stata ammessa al primo step del colloquio di selezione e bla bla bla. Si presenti all'hotel X il giorno Y". Dai! Il primo gradino, o meglio il primo pre-gradino è superato. Vai così. L'Hotel dove si tiene il primo step è lussoso. Fino ad allora conoscevo le sale congressi solo di nome. L'abito che ho scelto sembrerebbe adatto al ruolo di bancario, tailleur pantalone con sotto camicia sagomata dal taglio giovane, per sdrammatizzare un po' il tutto. C'è una candidata magra come un chiodo, e sotto la camicia scollata si contano le ossa dello sterno. C'è un ragazzo con lo sguardo serissimo e una ventiquattrore. Chissà poi cosa ci terrà dentro...Scopro che trattasi del colloquio di gruppo, o meglio della "dinamica di gruppo". Non importa tanto quello che i candidati dicono, importa come interagiscono... Mi meraviglio del numero limitato di candidati: possibile che siamo passati solo noi? Devo essere un mezzo genio e non me ne sono mai accorta...Certo che no! c'è stato un colloquio di gruppo anche ieri, ce ne sarà un altro domani, e poi altri...Eh, certo. Piccola grande delusione già smaltita. Siamo in dieci, oltre alla stecca e al wannabe-manager ci sono altre tipologie umane abbastanza omogenee eppure varie, per un totale di una dozzina di ragazzi. Giro di presentazione. Il tipo che mi è rimasto più impresso era tale Giovanni, figo da paura, sorrisetto furbo, giacca e cravatta.  Nella dinamica è stato quello più sgamato di tutti, nè arrogante nè passivo, ma sicuramente con doti di leader insite in quel sorriso. Giovanni è preso, ora si corre per il secondo e terzo posto. Dopo la dinamica è tempo di  test psicoattitudinali: una domanda per tutte: ti piace lavorare con i numeri?Beh, diciamo che certo non mi fa schifo, visto che ho fatto domanda per lavorare in banca. In seguito ho imparato a capire le sottigliezze di questo tipo domande che a prima vista apparivano veramente sceme, del tipo: se i numeri non ti piacciono particolarmente e sei così onesto da dirlo, e non possiamo proprio scartarti perché per altri versi ci piaci, ti metteremo in un ufficio dove i numeri contano fino lì. Altra domanda-cardine: perchè vuoi lavorare in banca? Vietato dire per lo stipendio. Dì che ci vuoi lavorare perché è un'ambiente stimolante e ricco di possibilità di carriera, anche se senz'altro è una sviolinata pazzesca. Altra serie di test logico-matematici...Vai di serie di quadrati e rettangoli che abbiano una logica...E religiosa attesa per eventuale chiamata al secondo step. Arriva l'agognata mail. Finito? Non ancora, non ancora...colloquio individuale con il funzionario HR, che ti ri-chiede perché cavolo vuoi proprio lavorare in banca, e non in un supermarket. Dai la consueta risposta, e poi ti ritiri sommessamente, in attesa del verdetto per il colloquio risolutivo, il terzo e ultimo step con il megadirettore, stavolta in SEDE CENTRALE. Se arrivi negli uffici di vetro, sei sicuro che per un po' la sedia girevole allo sportello non aspetterà che il tuo culo. Per un po'...appunto...
To be continued

3 commenti:

  1. Carissima!
    Grazie di avermi citata e davvero complimenti per il post in stile megliochoosy...non vedo l'ora di leggere la fine!!! :D
    Buona giornata!

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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