La gente non smette mai di deludermi: quando mi capitava di sentire frasi del tipo "Gli uomini sono tutti stronzi e bugiardi", dentro di me pensavo: chissà chi hanno frequentato queste. E invece troppo spesso, a posteriori, mi sono accorta che certi silenzi preludevano a un addio definitivo, che certe giustificazioni erano state dette apposta per blandirmi, che certi "si" erano in realtà dei "no". In troppe storie che ho avuto il sesso aveva un'importanza esagerata e non era accompagnato da vero amore. Alla fine tu non sei stato (e non sei) poi così male. Non mi ero sbagliata, tu sei ancora il mio pensiero più dolce. Sono passati dieci anni dall'apice del nostro amore. Voglio che tu sappia che la promessa che ci siamo fatti dieci anni fa la sto onorando, anche se da sola. Il riflesso delle montagne sul vetro della finestra, all'alba, l'ho sempre portato nel cuore. E credo che nonostante il buco nero e tutta la sofferenza che ci ha portato, la nostra sia stata una bella storia, ci volevamo bene, in dieci anni non ho mai dubitato di questo. Probabilmente eravamo solo troppo giovani e non ci siamo incamminati sulla strada giusta, abbiamo lasciato che i dubbi e le paure ci mangiassero: non credo che mancasse amore tra di noi.
Io e il Pik
martedì 9 settembre 2014
lunedì 17 marzo 2014
LA SCUOLA DEL FUTURO
Torno qui perché oggi, per puro caso (avevo cercato su google "liceo classico") mi sono imbattuta in questa pagina: la flipped classroom è un qualcosa che appare futuristico, certo (a tacer d'altro, presuppone che TUTTI gli alunni abbiamo computer e connessione internet SEMPRE FUNZIONANTI), ma che tra qualche anno, o anche meno, potrebbe tranquillamente diventare realtà, se ci fosse la volontà di farlo. A mio avviso, da genitore e da profana, questo modo di fare didattica sarebbe l'ideale: si apprende certamente meglio facendo piuttosto che ascoltando passivamente, con distrazioni incorporate quasi inevitabili; si apprende meglio esercitandosi con una guida e in gruppo piuttosto che nella solitudine della propria camera spesso senza supervisione alcuna (e a 7, 10, 15, 18 anni non credo che si possa fare a meno di una supervisione, ogni volta adattata all'età). le videolezioni di fatto obbligherebbero lo studente ad arrivare a scuola preparato, perché il giorno dopo, per esercitarsi, la teoria bisogna conoscerla; e non si tratta di studio vero e proprio, perchè la fase dell'apprendimento sarebbe affrontata in classe. Gli insegnanti qui avrebbero un ruolo attivo e collegiale (e tutti i membri in questo modo controllerebbero l'operato degli altri). Chissà se tutto ciò diventerà realtà.
mercoledì 8 gennaio 2014
il to be continued è arrivato, l'ha portato la Befana (con due giorni di ritardo)
Tempo fa avevo promesso che avrei proseguito con la carrellata di rimbalzi, termine scherzoso, diffuso nella community dei precari, che sta ad indicare i colloqui non andati a buon fine. Non avevo specificato quando, ormai non ci speravate più, ma il nuovo anno qualcosa ha portato: non un lavoro, ovviamente, ma un semplice, forse ironico, post. Scrive oggi Marta in merito al concorsone-one-one per 500 brillanti, ambiziosi, fantastici, proattivissimi laureati in facoltà umanistiche (leggi: reietti della società, pària della Bella Italia) e lo fa con la consueta ironia, purtroppo amara. Purtroppo perchè le prese per il culo pare non abbiano mai fine, anzi, sembra che ogni anno tendano a moltiplicarsi, dietro paraventi sempre più sofisticati e diabolici, sempre più insidiosamente strutturati per non farci percepire, da fuori, la catastrofe imminente. Catastrofe che, come la storia insegna, ci coglierà di sorpresa quando saremo proprio sopra al burrone, probabilmente quando saremo Peter Pan di mezza età e ci accorgeremo che i genitori, ahinoi, possono mancare, purtroppo, ed ergo, non percepire più la pensione ed ergo, non più mantenerci. Dopo questa ventata di ottimismo, data dal risuonare delle campane a morto dei miei quasi 31 anni (sto diventando sempre più insopportabilmente splatter, insopportabilmente cinica, fermatemi) un po' di dati. Notiziona, non certo inattesa, di oggi: disoccupazione giovanile oltre il 40%. Ah, pare che Kate Middleton sia ancora incinta, e forse anche Belen. Charlotte Casiraghi invece non si fa vedere in giro, dopo il parto, chissà perchè. Comunque, con il pessimismo non si va da nessuna parte, e l'acidità corrode lo stomaco. Dunque, Dreamer, se critichi, almeno fallo costruttivamente. Diciamo che forse per qualcuno il lavoro arriverà, ma per molti no. Diciamo che il sistema collasserà, bisogna solo vedere quando: dieci anni, venti? questo è l'ottimismo più grande che riesco a sfoderare, anche se ora oggettivamente, basta, sto diventando pesante ed ossessiva, me ne accorgo anch'io, e i toni acidi stanno diventando veramente corrosivi. Però allora, raga, posto che bisogna essere propositivi, come ne usciamo? Se ci avessero aperto qualche porta, diciamo il concorsone fosse appena appena più fattibile, più umanamente concepibile, forse i toni si sarebbero smorzati. Ma si vedono prese in giro in ogni dove, come si fa a chiudere gli occhi? Io non ci riesco. Qualcosa dovrà cambiare, deve. La forma di Stato forse? Ai posteri.
sabato 14 settembre 2013
Primo post da laureata
Ebbene si, come si evince dal titolo del post vi comunico che dal 9 luglio 2013 sono laureata! Non ho più scritto per una miriade di motivi, che non sto qui ad elencarvi, perché di una banalità sconcertante.
Il Pik sta bene ed ora, con mia grande malinconia, non è qui con me, ma è temporaneamente con suo padre il Turista. Che ora è un po' meno turista, ma è di stanza da un'altra parte. Anyway. Vi starete certamente chiedendo come sta N., lo pseudoragazzo che ho pseudofrequentato per il travagliatissimo periodo della mia tesi. Sta che purtroppo io continuo a conoscerlo poco, un 10% diciamo. Sta che mi prende in giro e non mi vuole. Sta che farò un post ad hoc quando mi sarà passata la rabbia, la delusione e il risentimento al riguardo. Non credo mi passerà presto, perché non necessariamente chiodo scaccia chiodo, ma a volte chiodo si aggiunge a chiodo e non scaccia un bel nulla.
Oggi, però, il mio risentimento lo vorrei indirizzare altrove.
Ogni post è buono per ricordare al mondo che ho lavorato 20 mesi in banca, e trascorso questo tempo alla totale mercé della sorte, Banca lasciò 100 meno 1 persone a casa. Per me è stata una ferita mai rimarginata, perché io speravo in quel lavoro, nello stipendio e nei suoi fringe benefits, per la verità più mitologici che reali.
Pazienza, in fondo in epoca precaria tutto ciò è la prassi, non v'è niente di nuovo sotto il sole, bisogna imparare ad anestetizzare le speranze e a rivolgere lo sguardo alla realtà e non al bel tempo che fu, nel quale ambire a un posto di lavoro in linea con gli studi era una aspirazione legittima. Bisogna capire che non è vero che chi è dentro e dentro e che chi è fuori e fuori, in realtà sei tu che non ti sforzi abbastanza di essere flessibile, business oriented, incline a prevedere gli umori e i malumori del mercato. Come promesso alla mitica blogger Marta, il cui blog megliochoosy.blogspot.it racconta le sue tragicomiche vicende di "disoccuprecaria", mi appresto ora a descrivere i miei tragici (e neanche tanto comici) rimbalzi alle selezioni bancarie - quando ancora si tenevano selezioni bancarie di massa - tentando di rendere il tutto un po' meno grigio, come in effetti fu.
Prima di cominciare con i rimbalzi però...comincerò con il racconto della selezione che ho effettivamente superato...quella che portò al lavoro,rigorosamente precario, s'intende.
Le preselezioni si svolgono all'università, ore 8.00. Mi alzo con una pioggia battente, tanto per gradire. Decido di partire con enorme anticipo, sia mai che mi tradisca l'aquaplaning nei 20 km di macchina che mi separano dal luogo in cui potrebbe decidersi il mio futuro. Arrivo in effetti con enorme anticipo, incontrando là altri tre o quattro candidati divorati come me dall'ansia-da-ritardo-al-colloquio, con i quali esordisco: "Siete qui per le selezioni della banca?" "Epercosacazzo?" è la non risposta che leggo nei loro occhi.
Si sa, l'agitazione fa dire bestialità atomiche. Si rimane quaranta minuti circa sotto l'acqua nel piazzale antistante la facoltà, posto che le porte verranno aperte solo dieci minuti prima dell'inizio delle preselezioni. Piano piano il numero dei candidati aumenta pericolosamente, ma la conversazione sotto gli ombrelli langue: tutti si è lì con la - malriposta - fiducia di mettere finalmente piede nell'olimpo del mondo bancario e godere del relativo status, vagheggiato come fonte di un presunto prestigio, e con la consapevolezza che solo pochi, alla fine, saranno scelti. Sarò mai una di loro?
Finalmente le porte si aprono, e la fiumana di candidati infreddoliti può finalmente riversarsi nella hall, dove seguirà un'altra attesa di un quarto d'ora abbondante ma stavolta almeno all'asciutto. Finalmente si spalancano anche le porte dell'aula e si può prendere posto tutti rigorosamente separati da un sedile ciascuno. La prova è gestita dalle facce arcigne dei selezionatori dell'agenzia. Ci vengono consegnati i fogli: batteria - che denominazione curiosa, mi viene naturale pensare ai polli in batteria, cioè noi lì allineati nell'aula ovale - di test logico-matematici, all'apparenza fattibili. Pronti, via. 30 minuti di religioso silenzio e concentrazione cosmica. Si consegna. Poche facce soddisfatte, alcune disorientate, le più sono imponderabili. Il risultato dell'eventuale ammissione al primo step - imparerò presto che i colloqui saranno sempre su più step: pensavi di essere esaminata una sola volta e magari subito presa? Non scherziamo! - si saprà dopo una settimana, via mail. E si comincia il conto dei giorni. Al centodecimo controllo della mail del settimo giorno finalmente il risultato tanto atteso arriva: "Buongiorno, siamo lieti di informarla che è stata ammessa al primo step del colloquio di selezione e bla bla bla. Si presenti all'hotel X il giorno Y". Dai! Il primo gradino, o meglio il primo pre-gradino è superato. Vai così. L'Hotel dove si tiene il primo step è lussoso. Fino ad allora conoscevo le sale congressi solo di nome. L'abito che ho scelto sembrerebbe adatto al ruolo di bancario, tailleur pantalone con sotto camicia sagomata dal taglio giovane, per sdrammatizzare un po' il tutto. C'è una candidata magra come un chiodo, e sotto la camicia scollata si contano le ossa dello sterno. C'è un ragazzo con lo sguardo serissimo e una ventiquattrore. Chissà poi cosa ci terrà dentro...Scopro che trattasi del colloquio di gruppo, o meglio della "dinamica di gruppo". Non importa tanto quello che i candidati dicono, importa come interagiscono... Mi meraviglio del numero limitato di candidati: possibile che siamo passati solo noi? Devo essere un mezzo genio e non me ne sono mai accorta...Certo che no! c'è stato un colloquio di gruppo anche ieri, ce ne sarà un altro domani, e poi altri...Eh, certo. Piccola grande delusione già smaltita. Siamo in dieci, oltre alla stecca e al wannabe-manager ci sono altre tipologie umane abbastanza omogenee eppure varie, per un totale di una dozzina di ragazzi. Giro di presentazione. Il tipo che mi è rimasto più impresso era tale Giovanni, figo da paura, sorrisetto furbo, giacca e cravatta. Nella dinamica è stato quello più sgamato di tutti, nè arrogante nè passivo, ma sicuramente con doti di leader insite in quel sorriso. Giovanni è preso, ora si corre per il secondo e terzo posto. Dopo la dinamica è tempo di test psicoattitudinali: una domanda per tutte: ti piace lavorare con i numeri?Beh, diciamo che certo non mi fa schifo, visto che ho fatto domanda per lavorare in banca. In seguito ho imparato a capire le sottigliezze di questo tipo domande che a prima vista apparivano veramente sceme, del tipo: se i numeri non ti piacciono particolarmente e sei così onesto da dirlo, e non possiamo proprio scartarti perché per altri versi ci piaci, ti metteremo in un ufficio dove i numeri contano fino lì. Altra domanda-cardine: perchè vuoi lavorare in banca? Vietato dire per lo stipendio. Dì che ci vuoi lavorare perché è un'ambiente stimolante e ricco di possibilità di carriera, anche se senz'altro è una sviolinata pazzesca. Altra serie di test logico-matematici...Vai di serie di quadrati e rettangoli che abbiano una logica...E religiosa attesa per eventuale chiamata al secondo step. Arriva l'agognata mail. Finito? Non ancora, non ancora...colloquio individuale con il funzionario HR, che ti ri-chiede perché cavolo vuoi proprio lavorare in banca, e non in un supermarket. Dai la consueta risposta, e poi ti ritiri sommessamente, in attesa del verdetto per il colloquio risolutivo, il terzo e ultimo step con il megadirettore, stavolta in SEDE CENTRALE. Se arrivi negli uffici di vetro, sei sicuro che per un po' la sedia girevole allo sportello non aspetterà che il tuo culo. Per un po'...appunto...
To be continued
Il Pik sta bene ed ora, con mia grande malinconia, non è qui con me, ma è temporaneamente con suo padre il Turista. Che ora è un po' meno turista, ma è di stanza da un'altra parte. Anyway. Vi starete certamente chiedendo come sta N., lo pseudoragazzo che ho pseudofrequentato per il travagliatissimo periodo della mia tesi. Sta che purtroppo io continuo a conoscerlo poco, un 10% diciamo. Sta che mi prende in giro e non mi vuole. Sta che farò un post ad hoc quando mi sarà passata la rabbia, la delusione e il risentimento al riguardo. Non credo mi passerà presto, perché non necessariamente chiodo scaccia chiodo, ma a volte chiodo si aggiunge a chiodo e non scaccia un bel nulla.
Oggi, però, il mio risentimento lo vorrei indirizzare altrove.
Ogni post è buono per ricordare al mondo che ho lavorato 20 mesi in banca, e trascorso questo tempo alla totale mercé della sorte, Banca lasciò 100 meno 1 persone a casa. Per me è stata una ferita mai rimarginata, perché io speravo in quel lavoro, nello stipendio e nei suoi fringe benefits, per la verità più mitologici che reali.
Pazienza, in fondo in epoca precaria tutto ciò è la prassi, non v'è niente di nuovo sotto il sole, bisogna imparare ad anestetizzare le speranze e a rivolgere lo sguardo alla realtà e non al bel tempo che fu, nel quale ambire a un posto di lavoro in linea con gli studi era una aspirazione legittima. Bisogna capire che non è vero che chi è dentro e dentro e che chi è fuori e fuori, in realtà sei tu che non ti sforzi abbastanza di essere flessibile, business oriented, incline a prevedere gli umori e i malumori del mercato. Come promesso alla mitica blogger Marta, il cui blog megliochoosy.blogspot.it racconta le sue tragicomiche vicende di "disoccuprecaria", mi appresto ora a descrivere i miei tragici (e neanche tanto comici) rimbalzi alle selezioni bancarie - quando ancora si tenevano selezioni bancarie di massa - tentando di rendere il tutto un po' meno grigio, come in effetti fu.
Prima di cominciare con i rimbalzi però...comincerò con il racconto della selezione che ho effettivamente superato...quella che portò al lavoro,rigorosamente precario, s'intende.
Le preselezioni si svolgono all'università, ore 8.00. Mi alzo con una pioggia battente, tanto per gradire. Decido di partire con enorme anticipo, sia mai che mi tradisca l'aquaplaning nei 20 km di macchina che mi separano dal luogo in cui potrebbe decidersi il mio futuro. Arrivo in effetti con enorme anticipo, incontrando là altri tre o quattro candidati divorati come me dall'ansia-da-ritardo-al-colloquio, con i quali esordisco: "Siete qui per le selezioni della banca?" "Epercosacazzo?" è la non risposta che leggo nei loro occhi.
Si sa, l'agitazione fa dire bestialità atomiche. Si rimane quaranta minuti circa sotto l'acqua nel piazzale antistante la facoltà, posto che le porte verranno aperte solo dieci minuti prima dell'inizio delle preselezioni. Piano piano il numero dei candidati aumenta pericolosamente, ma la conversazione sotto gli ombrelli langue: tutti si è lì con la - malriposta - fiducia di mettere finalmente piede nell'olimpo del mondo bancario e godere del relativo status, vagheggiato come fonte di un presunto prestigio, e con la consapevolezza che solo pochi, alla fine, saranno scelti. Sarò mai una di loro?
Finalmente le porte si aprono, e la fiumana di candidati infreddoliti può finalmente riversarsi nella hall, dove seguirà un'altra attesa di un quarto d'ora abbondante ma stavolta almeno all'asciutto. Finalmente si spalancano anche le porte dell'aula e si può prendere posto tutti rigorosamente separati da un sedile ciascuno. La prova è gestita dalle facce arcigne dei selezionatori dell'agenzia. Ci vengono consegnati i fogli: batteria - che denominazione curiosa, mi viene naturale pensare ai polli in batteria, cioè noi lì allineati nell'aula ovale - di test logico-matematici, all'apparenza fattibili. Pronti, via. 30 minuti di religioso silenzio e concentrazione cosmica. Si consegna. Poche facce soddisfatte, alcune disorientate, le più sono imponderabili. Il risultato dell'eventuale ammissione al primo step - imparerò presto che i colloqui saranno sempre su più step: pensavi di essere esaminata una sola volta e magari subito presa? Non scherziamo! - si saprà dopo una settimana, via mail. E si comincia il conto dei giorni. Al centodecimo controllo della mail del settimo giorno finalmente il risultato tanto atteso arriva: "Buongiorno, siamo lieti di informarla che è stata ammessa al primo step del colloquio di selezione e bla bla bla. Si presenti all'hotel X il giorno Y". Dai! Il primo gradino, o meglio il primo pre-gradino è superato. Vai così. L'Hotel dove si tiene il primo step è lussoso. Fino ad allora conoscevo le sale congressi solo di nome. L'abito che ho scelto sembrerebbe adatto al ruolo di bancario, tailleur pantalone con sotto camicia sagomata dal taglio giovane, per sdrammatizzare un po' il tutto. C'è una candidata magra come un chiodo, e sotto la camicia scollata si contano le ossa dello sterno. C'è un ragazzo con lo sguardo serissimo e una ventiquattrore. Chissà poi cosa ci terrà dentro...Scopro che trattasi del colloquio di gruppo, o meglio della "dinamica di gruppo". Non importa tanto quello che i candidati dicono, importa come interagiscono... Mi meraviglio del numero limitato di candidati: possibile che siamo passati solo noi? Devo essere un mezzo genio e non me ne sono mai accorta...Certo che no! c'è stato un colloquio di gruppo anche ieri, ce ne sarà un altro domani, e poi altri...Eh, certo. Piccola grande delusione già smaltita. Siamo in dieci, oltre alla stecca e al wannabe-manager ci sono altre tipologie umane abbastanza omogenee eppure varie, per un totale di una dozzina di ragazzi. Giro di presentazione. Il tipo che mi è rimasto più impresso era tale Giovanni, figo da paura, sorrisetto furbo, giacca e cravatta. Nella dinamica è stato quello più sgamato di tutti, nè arrogante nè passivo, ma sicuramente con doti di leader insite in quel sorriso. Giovanni è preso, ora si corre per il secondo e terzo posto. Dopo la dinamica è tempo di test psicoattitudinali: una domanda per tutte: ti piace lavorare con i numeri?Beh, diciamo che certo non mi fa schifo, visto che ho fatto domanda per lavorare in banca. In seguito ho imparato a capire le sottigliezze di questo tipo domande che a prima vista apparivano veramente sceme, del tipo: se i numeri non ti piacciono particolarmente e sei così onesto da dirlo, e non possiamo proprio scartarti perché per altri versi ci piaci, ti metteremo in un ufficio dove i numeri contano fino lì. Altra domanda-cardine: perchè vuoi lavorare in banca? Vietato dire per lo stipendio. Dì che ci vuoi lavorare perché è un'ambiente stimolante e ricco di possibilità di carriera, anche se senz'altro è una sviolinata pazzesca. Altra serie di test logico-matematici...Vai di serie di quadrati e rettangoli che abbiano una logica...E religiosa attesa per eventuale chiamata al secondo step. Arriva l'agognata mail. Finito? Non ancora, non ancora...colloquio individuale con il funzionario HR, che ti ri-chiede perché cavolo vuoi proprio lavorare in banca, e non in un supermarket. Dai la consueta risposta, e poi ti ritiri sommessamente, in attesa del verdetto per il colloquio risolutivo, il terzo e ultimo step con il megadirettore, stavolta in SEDE CENTRALE. Se arrivi negli uffici di vetro, sei sicuro che per un po' la sedia girevole allo sportello non aspetterà che il tuo culo. Per un po'...appunto...
To be continued
venerdì 10 maggio 2013
La telenovela della mia vita
Sentimentalmente la mia vita è una telenovela. Davvero. Devo dirvi che io tendo sempre ad innamorarmi molto di persone fredde, distaccate e che non mi cagano. Mentre snobbo e ritengo appiccoso chi invece mi considera. Attualmente è in auge tale N. (iniziale di fantasia), e la cosa che mi piace di più di lui è che non lo conosco affatto. Nel senso, sì, so chi è, come è fatto, abbiamo amici in comune, l'ho perfino accarezzato (!), però non sono ancora riuscita a capire come ragiona, se frequenta altre ragazze, se un po' gli piaccio, se un po' mi pensa...Niente di tutto ciò, perchè lui appare e scompare, Houdini, l'ho soprannominato...L'ineffabile, manifesta la sua presenza con un sms notturno asciutto e sibillino, e quasi mai ne segue un altro dopo il mio sms di risposta. Normalmente mi risponde 3 o 4 giorni dopo, stavolta magari con un "Vediamoci", così, nudo e crudo. Preciso che quando ci vediamo quasi mai andiamo oltre le due carezze di cui sopra - non ha doppi fini particolari, sembrerebbe - parliamo, scherziamo, ci divertiamo. Poi niente, si torna a casa e ricomincia il suo lungo silenzio. La cosa anomala è che se ho bisogno di qualcosa, anche solo di un incoraggiamento per la tesi, mi scrive cose carine e fa l'affettuoso. Ma se semplicemente gli chiedo "Come va?" in genere glissa e fa passare dei giorni prima di rispondere. Alla mie richieste di spiegazioni accampa scuse di ogni genere, impegni internazionali etc etc...Perchè, perchè sto dietro a un tipo del genere?
mercoledì 17 aprile 2013
CITTADINI!
Si, dalle 16.00 alle 17.00 avevo calendarizzato di lavorare alla tesi, il Pik è in giardino con il nonno, ma non gliela faccio, non c'ho un cazzo voglia, penso ad altro, perciò scrivo un post. E la tesi la rimando a stasera. O a stanotte. O a domattina presto. Oggi mi rivolgo ai cittadini, intesi come abitanti di città, i fighetti, quelli che si contrappongono ai campagnoli, per intenderci. Premetto che li invidio un casino. Adoro il loro stile forgiato nello smog, le loro mosse leggiadre sullo sfondo di cemento. Le donne di città, con i loro tacchi a spillo e i tailleur d'ordinanza, mi hanno sempre affascinata. Io sono maledettamente campagnola, anche se vivo non lontano dalla città. Anche se la stessa città, tutte le città (va beh, si fa per dire) ammirano il luogo in cui vivo. Non dico di non amare il mio paesino, ma a me la campagna un po' stressa. Perchè non ci sono vetrine sfavillanti, e le facce sono sempre quelle. Comunque. i lati positivi ci sono, ma per come sono fatta io, probabilmente sono più un tipo da città, mi sento cittadina. Per quello mi incavolo molto se mi danno della campagnola. Oggi è successo, perchè avevo la maglietta stinta, e non ad arte. Oddio, non è che la persona in questione si sia permessa di dirmelo apertamente, eccheccavoli, però lo sguardo di disapprovazione l'ho notato. Insomma, come dire: sei spettinata, vai al supermarket in tuta, sorridi, saluti, tutte robe da paesani. E niente, domani mi recherò in città un po' più tirata, dal prof.
mercoledì 10 aprile 2013
CALLE
Vedete, quando mi capita una cosa bella tendo a non scriverla per scaramanzia. A dimenticarla addirittura. Masochistico vero? Eppure. Ebbene questa settimana mi è capitata una cosa bella, anzi due, riconducibili al titolo di questo post. Lascio a voi l'interpretazione. Quando imparererò (o meglio, quando mi metterò d'impegno per rendere questo blog appena un po' più customized), posterò le foto riconducibili ai bei momenti di cui sopra. Ora strano, devo rimettermi al lavoro con la tesi. Automotivarmi, Ripetermi all'infinito che è l'ultimo atto della mia accidentata carriera universitaria. Dalla mia ho che il codice austriaco del 1815 è appena appena più lineare del codice napoleonico del 1804, o così mi sembra. Il relatore mi ha detto di non sottovalutare le mie intuizioni, così farò. E poi adesso, scritte 40 pagine, il fiato è un po' meno corto, così mi racconto. Diciamo che ora mi aspetta la parte incentrata sul confronto, ho delineato l'ambito, finalmente. HO DELINEATO L'AMBITO. Non mi sembra vero, intravedo una luce fuori dal tunnel, una piccola lucina là in fondo...Poi arriva la primavera, il sole, il teporino primaverile, la voglia di stare all'aria aperta...Che stress l'inverno. Poi non ho potuto nemmeno stare tanto con il Pik, fare giochi di società, fargli frequentare di più gli amichetti, a causa del PENSIERO della tesi. Magari passavamo un piovoso pomeriggio in casa perchè dovevo raccogliere le idee, studiare e buttare giù qualcosa. E lui disegnava. Sta diventando un piccolo pittore sapete? Come sopra, quando avrò un po' più di tempo da dedicare al blog e alle sue funzionalità, posterò qualcosa. Insomma, una situazione complessa, inusuale, da concludere al più presto per poi dedicarmi a qualcosa di...ehm, retribuito. A proposito. Sapete che ho lavorato in banca 20 mesi. E sapete anche che questo importante gruppo bancario ha lasciato a casa parecchi "tempi determinati" (wow, mitica definizione dei giorni nostri, si dividono i "giovani adulti" in "precari" e "indeterminati", belli loro...) La prossima settimana ci sarà l'assemblea degli azionisti della suddetta banca, e io sono indecisa se andare o no con alcuni ex colleghi a fare un po' di casino sotto la sede centrale. Certo sarebbe bello, "pasionario", sessantottesco... ma non so fino a che punto utile. Bisognerebbe che tutto il migliaio di ex tempi determinati si ritrovasse là sotto, pacificamente, a chiedere spiegazioni sul mancato rispetto di un accordo sindacale siglato un paio d'anni fa. Perchè noi trentenni, diciamocelo, siamo sempre quelli che lo prendono nel culo. Bisognerebbe essere davvero più "assertivi", "proattivi", "orientati al risultato", come richiedono ai colloqui di selezione per grandi gruppi gestiti da agenzie specializzate. Sarebbe ora. See you.
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